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Follini, Marco.

Uomo politico italiano. Conseguita la maturità classica, iniziò la sua attività politica nelle file della Democrazia Cristiana, del cui movimento giovanile fu segretario nazionale dal 1977 al 1980. Fece quindi parte della direzione nazionale del partito fino al 1986, anno in cui ne uscì per divenire consigliere d'amministrazione della RAI, ricoprendo tale ruolo fino al 1993. Al momento dello scioglimento della Democrazia Cristiana F. fu tra i dirigenti favorevoli a un'alleanza moderata di centro-destra che si opponesse alle forze di centro-sinistra nel nuovo quadro elettorale del maggioritario. Seguì così Pier Ferdinando Casini nella fondazione del partito denominato Centro Cristiano Democratico (CCD) e con esso entrò nella coalizione del Polo della Libertà e del Buon Governo, guidato dal leader di Forza Italia Silvio Berlusconi. Dal 1995 al 2001 fu membro della direzione nazionale del CCD, divenendone presidente allorché Casini - in seguito alla vittoria elettorale della Casa delle Libertà (CdL) - venne eletto presidente della Camera dei Deputati. Nel dicembre 2002 il CCD confluì nella nuova formazione politica dell'Unione dei Democratici Cristiani e di Centro (UDC) e F. ne fu nominato segretario. Eletto deputato in due legislature consecutive (XIII e XIV), dal dicembre 2004 all'aprile 2005 ricoprì altresì la carica di vicepresidente del Consiglio nel secondo Governo Berlusconi. Tuttavia, in seguito alla palese sconfitta elettorale alle regionali del 2005 subita dalla coalizione governativa della CdL, nonché a causa di malumori interni fra la sua formazione e la Lega Nord, F. si fece promotore (insieme a Gianfranco Fini di Alleanza Nazionale) della necessità di un chiarimento politico nella stessa compagine governativa. Tale verifica portò alla caduta (provvisoria) di Berlusconi e alla formazione di un nuovo Esecutivo (il cosiddetto Governo Berlusconi III), in cui il leader dell'UDC decise di non entrare organicamente. Nell'ottobre 2005, all'indomani dell'approvazione da parte della Camera della nuova legge elettorale di stampo neoproporzionale voluta dalla maggioranza, F. annunciò le sue dimissioni da segretario dell'UDC. Rimasto nel partito, ma con sempre maggiori contrasti e divergenze, alle elezioni politiche dell'aprile 2006 venne eletto senatore nella circoscrizione Campania. Il suo dissenso si espresse da allora in più occasioni: nell'auspicio che Silvio Berlusconi cessasse di essere il leader del centro-destra e che si dichiarasse conclusa l'esperienza della Casa delle Libertà, nel voto accordato a Giorgio Napolitano al momento dell'elezione del nuovo presidente della Repubblica e nel suo impegno per il NO in relazione al referendum costituzionale che nel giugno 2006 avrebbe dovuto ratificare la riforma della Costituzione elaborata dal centro-destra e dalla Lega Nord in particolare (devolution). Nello stesso mese di giugno F. fondò il nuovo movimento politico moderato e centrista L'Italia di Mezzo (V.), mentre nell'ottobre successivo annunciò la sua uscita dal Gruppo parlamentare dell'UDC per entrare a far parte del Gruppo misto del Senato. Nel febbraio 2007, all'indomani della crisi dell'Esecutivo Prodi (sconfitto in Senato sulla politica estera presentata dal ministro D'Alema), F. abbandonò la sua politica di opposizione al centro-sinistra e concesse il suo voto di fiducia al ricostituito Governo Prodi. Giornalista e già direttore del settimanale "la Discussione", F. è stato anche direttore delle relazioni esterne per le società Recordati, Stet, Finsiel, nonché autore di alcuni saggi, fra cui C'era una volta la DC del 1994. Il fondatore de L'Italia di Mezzo è anche presidente della Fondazione Formiche Onlus (n. Roma 1954).